Mostra al Centro Studi Ludovico Antonio Muratori

dalla "Gazzetta di Modena"

8.10.2016


MODENA. Nel rinnovato Centro Studi Muratori, in via Castel Maraldo, il primo appuntamento è con la pittura di Mario Gherardini, veronese di nascita (1906), ma modenese a tutti gli effetti per aver svolto fino al 1956, anno della sua morte, tutta l'attività artistica in città.

La sua casa era diventata una sorta di "foyer" culturale, dove si ritrovavano gli amici Leo Masinelli, Tino pelloni, Enzo Trevisi, Ermanno Vanni, Carlo Bassini, lo scultore Vittorio Magelli, il poeta dialettale Michelini, ma pure l'avvocato Franco Allegretti al quale si deve, con Giovanni Grimaldi e altri, la fondazione dell'Associazione “Amici dell'Arte” presso il Caffè Nazionale.

Si era creato un clima di vivace collaborazione che sosteneva vari orientamenti operativi che, pur in un rete ampia di punti di osservazione, non venivano meno a precisi rituali di pratiche compositive tradizionali. In questo direzione si precisa la storia creativa di Gherardini che passa attraverso paesaggi, nature morte, figure umane, con un'intima adesione alla realtà, di cui viene manifestata l'articolata struttura, dove guizzi cromatici tendono a rompere lo schema figurativo per conferire all'immagine sviluppi anche inattesi. I paesaggi sono quelli dell'Appenino, in particolare di Samone, dove l'artista soggiornava, ma anche delle colline. Gli aspetti naturalistici, i calanchi convivono in montagna con case, con inviti allo spettacolo della semplice esistenza. Il paesaggio diventa anche urbano, con esplorazione della periferia di Modena (quartiere Sacca, stazione...), la chiusa sul Naviglio a Bomporto, le marine dell'Adriatico, le foci del Savio, le saline di Cervia, la Fontana a Trento. I baracconi di nomadi o dei circensi delineano un percorso tra le disagiate condizioni umane. E non c'è rinuncia alla figura, spesso senza veli, che rimanda alla formazione di Mario presso l'Istituto Venturi, dove Elpidio Bertoli teneva il corso di nudo. Una valenza emozionale trattengono i frutti, gli oggetti e le lumiere delle nature morte.

E i fiori nei vasi si nutrono di silenzi e segretezze in un lirismo cromatico che pare percorrere tutta la pittura di carattere post-impressionista di Gherardini, proposta a Modena pure in tre mostre personali alla Saletta degli Amici dell'Arte, con presentazione nel 1950 e nel 1954 di Grimandi e, nel 1956, di Eugenio Zampighi. Poi, negli anni Novanta, al Centro Studi Muratori e a Fierarte.